venerdì 27 giugno 2014

LEASING ED USURA

Negli ultimi anni è dilagata la moda o la necessità di ricorrere al leasing per qualsiasi acquisto da effettuare (auto, beni strumentali ed immobili) sia da parte delle imprese che da parte dai privati singoli cittadini (consumatori). 

Stiamo assistendo, assieme ai consulenti che collaborano con la nostra associazione, alla crescente difficoltà nel pagamento delle rate di leasing (ma anche dei mutui e dei finanziamenti), da parte degli utenti bancari. Si moltiplicano quindi le richieste da parte delle Banche di restituzione dei beni oggetto della locazione finanziaria (leasing). Negli ultimi tempi abbiamo assistito diverse aziende, ma anche singoli privati, nella fase di controllo delle condizioni applicate ai propri contratti di leasing riscontrando nella maggioranza dei casi gravi inadem-pienze e/o irregolarità da parte della Banca o della società di Leasing, in ordine alle condizioni applicate con evidenza di reati “penali” posti in essere in violazione delle leggi in materia n. 108/96 e n. 24/01. Abbiamo riscontrato in moltissimi casi (80%) applicazione di condizioni sproporzionate e la presenza di clausole e garanzie penalizzanti soprattutto di questi tempi, che portano gli utenti alla difficoltà di onorare i propri debiti. Analizzando quindi i vari contratti di leasing, si riscontrano sovente casi di USURA con la conseguenza che una volta accertata con una Perizia a valenza penale, trattandosi di un contratto (parzialmente) nullo gli inte-ressi e le spese connesse (interessi usurai) non sono dovu-te ai sensi dell'art. 1815 secondo comma c.c.

Raccomandiamo quindi agi utenti bancari di far controllare i propri contratti di leasing (ma anche i mutui o i finanziamenti) per verificare la presenza di anomalie o di ben più gravi violazioni al fine di contestare il rapporto o di addivenire ad una definizione anche stragiudiziale e/o il miglioramento/rinegoziazione delle condizioni contrattuali applicate.

FONDI INTEGRATIVI NON VERSATI


Continua la nostra battaglia a tutela di quei lavoratori di società che operano nel nostro territorio, in regime di appalto, che pur trattenendo regolarmente le quote di contributi di previdenza integrativa, quote di TFR o di quote di cessioni del quinto nello stipendio non effettuano i relativi versamenti ai fondi o alle società finanziarie. Non sono pochi i casi che si stanno verificando nelle nostra provincia, così come in moltissime altre province d’Italia.
La nostra associazione, assistita dai professionisti convenzionati, ha già chiuso con soddisfazione alcune procedure di carattere civile e penale volte a recuperare le somme trattenute ed fraudolentemente non versate. 
Per non perdere la Vostra pensione integrativa ed il vostro TFR e procedere regolarmente nel rimborso dei prestiti senza vedervi costretti a provvedere secondo il principio di solidarietà, non esitate a contattare la nostra sede per un controllo preventivo della Vostra situazione

ESTINZIONE ANTICIPATA E CESSIONE DEL QUINTO

Molti sono i casi in cui gli utenti bancari sono invitati a rinnovare i loro finanziamenti estinguibili mediante cessione del quinto dello stipendio o delegazione di pagamento sullo stipendio. Non c’è un solo caso in cui i consulenti che collaborano con la nostra associazione non abbiano riscontrato delle anomalie nei conteggi di estinzione di questo tipo di finanziamento. 

Molti i casi in cui i nostri tesserati si sono visti restituire somme anche di una certa entità ed in un arco di tempo più che apprezzabile. Il consiglio quindi è quello di contattare il nostro staff per chiedere un appuntamento per la verifica dei contratti di finanziamento in corso ed estinti

martedì 17 giugno 2014

Cessione del quinto, luci e ombre del prestito. Dribblando gli agenti di recupero crediti

Proponiamo integralmente ai tesserati un interessante articolo di Patrizia De Rubertis sulle cessioni del quinto uscito su www.ilfattoquotidiano.it il 02 aprile 2014
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/02/cessione-del-quinto-luci-e-ombre-del-prestito-sulla-cessione-del-quinto-dribblando-gli-agenti-di-recupero-crediti/936691/)

La crisi spinge sempre più italiani a indebitarsi anche per le spese di piccola entità. E, con i rubinetti delle banche ancora chiusi, si è riscoperta questa forma di finanziamento dedicata a dipendenti e pensionati. Ma attenzione alla regolarità delle rate: ci si potrebbe imbattere in "modalità aggressive e scorrette" per sollecitare i pagamenti



La fatica di arrivare persino alla terza settimana spinge sempre più famiglie a ricorrere a finanziamenti e prestiti personali. Una scelta, questa di indebitarsi, che risulta abbastanza nuova per gli italiani che, da popolo di piccoli risparmiatori, si è trasformato in uno di indebitati. Formiche che hanno lasciato il posto alle cicale e che ora si ritrovano troppo spesso sempre più strozzate, perché non ce la fanno più a pagare le rate. Tanto che secondo gli ultimi dati dellaCentrale Rischi della Banca d’Italia, degli oltre 130 miliardi euro di sofferenze bancarie (le rate che i debitori non sono riusciti a pagare in tempo) accumulate da famiglie e imprese lo scorso anno, quasi un quarto finisce nelle mani delle società di recupero crediti.

Il loro compito è chiaro: rendere esigibile un credito che, altrimenti, verrebbe perso da banche e finanziarie. Un lavoro, questo svolto dagli agenti di recupero crediti, decisamente complicato in questi anni di crisi. Ma che non può essere comunque fatto senza scrupoli, con l’arma della minaccia, della paura e del ricatto. Troppi i casi emersi tra telefoni di casa che squillano a qualsiasi ora del giorno e della notte per intimare il pagamento della rata, minacciando il sequestro dell’automobile e perfino della casa.

Vere aggressioni quelle subite dai consumatori bersagliati dai solleciti di pagamento che hanno portato l’Autorità garante della concorrenza e del mercato a intervenire, disponendo la sospensione della Ge.Ri. Gestione Rischi e della Elliot da ogni attività diretta al recupero crediti. Secondo le numerose segnalazioni arrivate all’Antitrust, le società – nei primi mesi del 2014 – avrebbero richiesto via posta, con mail, telefonate e sms, il pagamento di presunti crediti, non dettagliati o infondati o prescritti, anche minacciando azioni legali. E, in alcune comunicazioni, veniva addirittura preannunciata la visita di un funzionario a casa o sul posto di lavoro per “ritentare la composizione bonaria del debito”. In altri casi sono stati invece inviati solleciti di pagamento, spingendo il debitore a contattare “per eventuali comunicazioni” un numero a pagamento con una tariffazione parecchio onerosa, con “il costo della chiamata da rete fissa di 96 centesimi al minuto più 12 centesimi di scatto alla risposta”.

Eppure, per sopperire alla necessità di liquidità e fare così fronte alle spese quotidiane, il ricorso ai prestiti è sempre più una scelta obbligata tra gli italiani che devono riuscire a sbarcare il lunario. Con dei distinguo, perché anche nel comparto dei finanziamenti ci sono categorie più agevolate. È il caso dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che possono richiedere la cessione del quinto. Una particolare tipologia di prestiti personali che prevede la restituzione della rata tramite latrattenuta direttamente sulla busta paga o sulla pensione. Con costi, tuttavia, che spesso risultano eccessivi a causa dei tassi alti applicati e delle spese accessorie troppo salate.

Il vantaggio è evidente: con la chiusura dei rubinetti delle banche, i dipendenti (o i pensionati) possono facilmente bypassare questo scoglio e ottenere della liquidità direttamente dall’azienda (o dall’ente pensionistico) che non può esimersi dall’accettare la richiesta. Tanto che, secondoAssofin, nel 2013 la lieve ripresa che si è registrata nel comparto dei prestiti (+2,4%) è dovuta principalmente alla cessione del quinto dello stipendio.

Come funziona
La rata dei prestiti con cessione del quinto può avere un importo massimo pari al 20% del salario, ovvero ad un quinto della busta paga o della pensione valutato al netto delle ritenute. La sua durata è di minimo 24 mesi per un massimo di 10 anni e, nel caso dei pensionati, il prestito deve essere estinto interamente entro l’ottantacinquesimo anno di età del richiedente.

A chi si rivolge
Possono richiederlo tutti i lavoratori dipendenti (statali, parastatali e privati, inclusi i neoassuntimuniti di busta paga da almeno tre mesi) che abbiano un contratto a tempo indeterminato. In alcuni casi, la cessione del quinto viene concessa anche ai titolari di contratti a progetto o a termine, a condizione che la durata del prestito non superi quella del contratto a tempo determinato. La legge 80/2005 ha esteso la possibilità di usufruire della cessione del quinto anche ai pensionati pubblici e privati, per periodi non superiori ai dieci anni.

Le garanzie richieste
Per legge, la stipula di questo prestito prevede la sottoscrizione obbligatoria di un’assicurazione sui rischi vita ed impiego. E quest’ultima, ovviamente, solo per il personale in servizio.

Porte aperte ai protestati
Proprio per le sue modalità di rimborso, la cessione del quinto annulla ogni rischio di insolvenzadel debitore. Per questo motivo, i prestiti possono essere richiesti anche da persone protestate o segnalate alle centrali rischi come cattivi pagatori.

Ecco alcuni consigli pratici da seguire per quanti decidessero di richiedere la cessione del quinto, proposti da Pietro Giordano, il presidente nazionale di Adiconsum.
Quando si richiede la cessione a cosa occorre fare attenzione? Prima di firmare il contratto, vanno lette sempre bene tutte le clausole. Poi, per trovare il massimo vantaggio, il trucco è sempre lo stesso: confrontare i prodotti presenti sul mercato per scoprire chi offre quelli più convenienti. Non bisogna neanche sottovalutare le spese accessorie che alla fine incidono molto sul totale. Il costo complessivo del finanziamento può essere infatti molto alto, in media 15-20% con punte anche fino al 25%, a seguito dei possibili elevati costi accessori, come spese di intermediazione, di gestione e costi assicurativi. Ecco perché va sempre verificato il tasso effettivo (Teg) che include le spese fisse e quelle accessorie. Inoltre, bisogna sempre valutare la sostenibilità dell’importo se va a sommarsi ad altre rate.

È possibile l’estinzione anticipata della cessione del quinto? La risposta è positiva, ma occorre fare attenzione a due aspetti: con l’estinzione si chiudono anche i contratti collegati (assicurativi). Devono, quindi, essere restituiti sia gli interessi versati in anticipo per l’intera durata del prestito che la quota delle spese sostenute inizialmente (assicurazioni e l’eventuale mediazione).

In caso di mancato pagamento di debiti, il creditore può pignorare un altro quinto dello stipendio? Nella cessione del quinto il creditore si rifà sul trattamento di fine rapporto (Tfr) e sulle assicurazione stipulate. È possibile, tuttavia, che l’assicurazione con azione di rivalsa verso il debitore chieda al giudice di prevedere la cessione del quinto giudiziale.

mercoledì 11 giugno 2014

L'inchiesta di Trani sull'usura: vertici di Bankitalia nel mirino (Il Giornale - 11 giugno 2014)

Vogliamo proporre ai nostri tesserati un articolo uscito stamane (11 giugno 2014) su "Il Giornale" il cui testo riportiamo integralmente rimandando al link dell'articolo. (http://www.ilgiornale.it/news/economia/linchiesta-trani-sullusura-vertici-bankitalia-nel-mirino-1026555.html)


La procura di Trani mette sotto accusa in blocco i vertici del mondo finanziario italiano, da Bnl a Unicredit, da Banca popolare di Bari a Mps, passando anche per Bankitalia.
Capo d'imputazione, usura per aver danneggiato, è questa la tesi, alcune aziende pugliesi, erogando prestiti a tassi ritenuti esorbitanti tra il 2005 e il 2012.
Procura Trani, indagine per usura su Unicredit, Mps, Saccomanni e BankitaliaSono ben 62 gli avvisi di conclusione indagine che il pm di Trani, Michele Ruggiero, ha notificato ad altrettanti indagati dei quali, sembra probabile, si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Nel calderone, tutti quanti, compresi l'ex capo della Vigilanza di Bankitalia, Anna Maria Tarantola (ora presidente della Rai), e l'ex ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni (ex dg dell'Istituto via Nazionale). La lunga lista degli indagati comprende il presidente del Cda di Bnl, Luigi Abete, e l'Ad Fabio Gallia; per Unicredit l'ex Ad Alessandro Profumo, ora presidente del Cda di Mps, e l'attuale Ad Federico Ghizzoni; per Mps l'ex presidente Giuseppe Mussari e il suo vice Francesco Gaetano Caltagirone. Sempre per Bnl figurano tra gli indagati l'ex vicepresidente Piero Sergio Erede e il presidente del collegio sindacale Pier Paolo Piccinelli. Per Unicredit l'ex presidente del Cda, Dieter Rampl, e il dg Roberto Nicastro. Si procede anche per i vertici di Unicredit Banca di Roma, coinvolto Paolo Savona, ex presidente del Cda. Per Unicredit Banca d'Impresa l'ex presidente Mario Fertonani, l'attuale vicepresidente vicario di Unicredit spa, Candido Fois, e Piergiorgio Peluso, figlio dell'ex Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, nella sua precedente qualità di Ad di Unicredit Banca d'Impresa. Per la Banca Popolare di Bari sono indagati anche l'attuale presidente del Cda e Ad, Marco Jacobini, l'ex presidente Fulvio Saroli, e il dg Pasquale Lorusso.
Insomma, un terremoto. Secondo il pm Ruggiero, il reato di usura (bancaria) è stato compiuto dagli organismi di governance e di controllo delle banche con il «concorso morale» degli ex vertici di Bankitalia e di Maresca, dirigente del dipartimento del Tesoro. Questi ultimi - secondo l'accusa - contravvenendo alle disposizioni della legge sull'usura, dal 2005 al 2012 hanno prescritto alle banche di calcolare (attraverso una particolare formula algoritmica) gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito «accordato», anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente «erogato/utilizzato» dal cliente, così precostituendo le condizioni per una elaborazione (e successiva segnalazione a Bankitalia) da parte della banche di tassi effettivi globali (cosiddetti Teg) falsati, poiché più bassi di quelli effettivamente praticati. Di conseguenza gli interessi/remunerazioni applicati dalla banche alla clientela per determinate categorie di finanziamenti (in forma di anticipazioni su c/c) risultavano sempre entro i limiti dei «tassi soglia», pur essendo in concreto ad essi superiori e, come tali, usurari. Le aziende ritenute dal pm danneggiate a causa del comportamento delle banche sono del nord barese. Ma le cifre sono relativamente basse. Bnl - secondo i conteggi dell'accusa - con l'applicazione dei tassi usurari avrebbe lucrato oltre 53mila euro; il gruppo Unicredit più di 15mila euro; Mps circa 27mila euro, Banca Popolare di Bari appena 296 euro.