Se una
famiglia non riesce a far fronte ai suoi debiti, un giudice può decretarne il
"fallimento". È una soluzione
a cui ricorrono in pochi. La normativa vigente, spesso denominata “piano
del consumatore” permette il cosiddetto "fallimento familiare",
mentre tradizionalmente fino al 2012 erano solo le imprese che potevano
fallire, e cioè affidare al giudice la decisione di ristrutturazione del loro
debito, pagando solo in parte gli obblighi a cui erano tenute per i debiti
accumulati, naturalmente a fronte di una situazione che permette di affrontare
questi pagamenti parziali. Da pochi anni la legge ha permesso di elaborare dei
piani del consumatore per famiglie che per motivi gravi (perdita del posto di
lavoro, la morte di un percettore di reddito, una grave malattia o altre
situazioni di difficoltà non colpevole) vogliono far fronte ai loro obblighi di
debito, non possono pagare tutto il debito a cui sono tenuti, ma vogliono
affrontare questo loro dovere. Il giudice può, una volta accertate tutte queste
condizioni, imporre ai creditori un abbattimento del debito a fronte di un
pagamento di una parte del totale come nuovo impegno del debitore. È una nuova
opportunità che ancora non ha trovato molta applicazione in Italia nonostante
la mappa del disagio nazionale degli ultimi anni, individua persone che hanno
perso il lavoro e hanno più difficoltà a trovarlo. In Italia abbiamo una bassa
occupazione femminile, abbiamo molte donne separate e con figli che purtroppo
spesso non ricevono l'assegno da parte del marito, e queste sono nuove forme di
povertà.
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