Ciò vuol dire che non solo le P.A., ma anche Poste Italiane S.p.A., Enel S.p.A., Italgas e persino Trenitalia potranno consultare il casellario giudiziario per acquisire informazioni sui precedenti penali dei cittadini.
Non è tutto. Tali soggetti avranno accesso anche ai carichi pendenti, ossia all’archivio di quei procedimenti penali le cui indagini non si sono ancora concluse, ma che appunto sono pendenti: il che vuol dire nessuna assoluzione, ma anche nessuna condanna! Insomma, per il solo fatto che una persona sia stata querelata – anche se ingiustamente e senza prove – da un altro (e magari sconsiderato) soggetto, con l’iscrizione della prima nei “carichi pendenti”, i suoi “fatti personali” potrebbero entrare nella sfera di conoscibilità di soggetti totalmente esterni allo Stato e alla amministrazione della giustizia.
Un tempo, invece, se c’era necessità di verificare tali dati (per esempio, per i cittadini interessati a partecipare ad appalti, forniture, rilascio di patente di guida, ecc.), si chiedeva loro di esibire un certificato (il classico “casellario” e “carichi pendenti”). Era il cittadino che, in quanto legittimo titolare dei dati, poteva unicamente avere accesso al proprio casellario e produrre la documentazione a chi gliene avesse fatto richiesta. Oggi invece si vuole saltare questo fondamentale passaggio a tutela della riservatezza e rendere le amministrazioni e gli esercenti pubblici servizi totalmente autonomi nel reperire già d’ufficio (e quindi anche a prescindere da un concreto e attuale interesse) tali dati.
Il Garante ha però rassicurato che saranno consentiti accessi selettivi ai soli dati giudiziari indispensabili agli accertamenti di competenza. A tal scopo, l’Authority promette l’introduzione del cosiddetto “certificato selettivo“, che conterrà solo dati pertinenti e coerenti rispetto ai compiti propri delle amministrazioni e degli enti richiedenti. Saranno poi fissate le condizioni tecniche per il rilascio dei “certificati selettivi”. Ma è proprio quando si devono scrivere le “regole attuative” che iniziano, in Italia, i più grossi problemi, spesso imputabili alle svariate falle della nostra burocrazia.
L’Autorità ha comunque chiesto (ma per il momento è solo una raccomandazione) di introdurre misure di sicurezza sul controllo degli accessi.
Un comunicato ufficiale dell’Authority sulla privacy tenta di rassicurarci con queste parole: “La consultazione diretta del Sic (Sistema Informativo del Casellario) dovrà avvenire infatti mediante il Cerpa (Centro europeo ricerca e promozione dell’accessibilità), il sistema per la certificazione massiva, gestito dall’ufficio centrale del casellario. Il Sic potrà essere consultato tramite tecnologia web service o tramite Pec, il servizio di posta elettronica certificata. L’Ufficio del casellario centrale garantirà la piena tracciabilità dei collegamenti telematici tra il Cerpa e i vari sistemi coinvolti. Verrà istituito il “Registro degli accessi al Sic”, che consentirà all’amministrazione interessata di eseguire controlli informatizzati trimestrali, anche a campione, sulla rispondenza delle richieste dei certificati ai rispettivi procedimenti amministrativi. Le registrazioni e i log del sistema dovranno essere conservati per dieci anni”.
Chi conosce le capacità e le conoscenze telematiche e tecniche della nostra amministrazione sa già quanto difficile potrebbe essere, d’ora innanzi, dormire sonni tranquilli.
(articolo a firma di Angelo Avv.to Greco pubblicato il 12/11/2012 su www.laleggepertutti.it)
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