Si tratta di una facoltà e non di un obbligo, ma è facile intuire quali saranno i futuri sviluppi di questo sistema.
Tutti gli indirizzi PEC che i residenti avranno comunicato all’amministrazione saranno inseriti nell’Anagrafe nazionale, che fungerà da vero e proprio elenco, accessibile a tutte le P.A. ed esercenti di pubblici servizi.
Ogni italiano potrà decidere quindi di avere un “domicilio digitale” con cui dialogare con la Pubblica Amministrazione e ivi ricevere ogni tipo di comunicazione.
Il nuovo meccanismo sarà già in vigore dal primo gennaio 2013: in forza di esso, le amministrazioni pubbliche e i gestori o esercenti di pubblici servizi comunicheranno con il cittadino esclusivamente tramite il domicilio digitale dallo stesso dichiarato, senza oneri di spedizione a suo carico.
Ogni altra forma di comunicazione non potrà produrre effetti pregiudizievoli per il destinatario: questo significa che se anche la P.A. deciderà di procedere (anche) a notifiche in modo differente dalla PEC (per es. con raccomandate o posta ordinaria), esse si considereranno come non effettuate, e tutti gli effetti si produrranno solo dal momento della comunicazione attraverso il domicilio digitale.
[1] Art. 4.
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