Scatta il decreto penale di condanna per l’imprenditore che non versa all’INPS le ritenute previdenziali e assistenziali sulle retribuzioni dei propri dipendenti, anche se si tratta di somme inferiori a 1.500 euro e riferite a poche mensilità [1]. Tale condotta configura reato di omesso versamento delle ritenute previdenziali che prevede la reclusione fino a tre anni e multa fino a 1.032 euro [2].
La norma penale è volta a tutelare i lavoratori dipendenti dal comportamento del datore che, una volta trattenuti i contributi previdenziali, se ne appropria indebitamente senza versarli all’INPS. Di conseguenza, viene punita non solo la condotta omissiva ma anche e soprattutto l’appropriazione non dovuta di somme rientranti a pieno titolo nella retribuzione dei dipendenti. Le ritenute previdenziali, infatti, sono una componente essenziale del salario che il datore deve corrispondere ai propri lavoratori e l’INPS vanta un credito verso il datore solo per il fatto che quest’ultimo abbia assunto dei lavoratori alle proprie dipendenze [3].
Affinché si configuri il reato di omesso versamento delle ritenute previdenziali, è sufficiente che il datore non abbia provveduto, entro il termine fissato dall’INPS, a versare le ritenute dopo il pagamento della retribuzione ai dipendenti.
In pratica
Il datore di lavoro può evitare il procedimento penale solo se egli provvede al versamento dei contributi entro tre mesi dall’avviso di contestazione inviatogli dall’INPS, o se quest’ultimo non gli sia stato notificato, entro tre mesi dalla notifica del decreto penale di condanna.
[1] Cass. sent. n. 5853/2013.
[2] Art. 2, c. 1bis, del d.l. n. 463/1983.
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