Così ha deciso la Suprema Corte [1], condannando una casa di cura a risarcire i figli e i nipotini di un’anziana deceduta a causa della non immediata trasfusione di sangue dopo un intervento chirurgico.
Il danno da perdita parentale è, in generale, riconosciuto in caso di morte di un genitore o un figlio, ma può estendersi anche a parenti più lontani (nipoti, zii, ecc.) quando questi abbiano una frequentazione assidua con la vittima e un legame familiare stretto, da intendersi quasi come convivenza.
Insomma, la scomparsa della nonna può essere fonte di un danno risarcibile solo quando la donna rispondeva prontamente alle esigenze affettive e materiali dei nipoti.
[1] Cass. sent. n. 308/2013.
(articolo dell'avv.to MARIA MONTELEONE pubblicato su www.laleggepertutti.it)
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