martedì 16 giugno 2015

USURA, ESTORSIONE E SOVRAINDEBITAMENTO

Se una famiglia non riesce a far fronte ai suoi debiti, un giudice può decretarne il "fallimento". È una soluzione a cui ricorrono in pochi. La normativa vigente, spesso denominata “piano del consumatore” permette il cosiddetto "fallimento familiare", mentre tradizionalmente fino al 2012 erano solo le imprese che potevano fallire, e cioè affidare al giudice la decisione di ristrutturazione del loro debito, pagando solo in parte gli obblighi a cui erano tenute per i debiti accumulati, naturalmente a fronte di una situazione che permette di affrontare questi pagamenti parziali. Da pochi anni la legge ha permesso di elaborare dei piani del consumatore per famiglie che per motivi gravi (perdita del posto di lavoro, la morte di un percettore di reddito, una grave malattia o altre situazioni di difficoltà non colpevole) vogliono far fronte ai loro obblighi di debito, non possono pagare tutto il debito a cui sono tenuti, ma vogliono affrontare questo loro dovere. Il giudice può, una volta accertate tutte queste condizioni, imporre ai creditori un abbattimento del debito a fronte di un pagamento di una parte del totale come nuovo impegno del debitore. È una nuova opportunità che ancora non ha trovato molta applicazione in Italia nonostante la mappa del disagio nazionale degli ultimi anni, individua persone che hanno perso il lavoro e hanno più difficoltà a trovarlo. In Italia abbiamo una bassa occupazione femminile, abbiamo molte donne separate e con figli che purtroppo spesso non ricevono l'assegno da parte del marito, e queste sono nuove forme di povertà. 

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