sabato 20 aprile 2013

Pedinati dalle agenzie investigative: così si sa dove pignorare il conto

Per ultimare il ciclo di articoli sui pignoramenti dei conti correnti degli italiani, voglio offrirvi l’ultimo spunto di riflessione per comprendere come ormai non esista più una tutela effettiva né nei confronti dello Stato (grazie alla Anagrafe tributaria dei conti correnti), né nei confronti dei privati.

Il tutto – lo ricordo ancora una volta – parte dalla considerazione che il pignoramento della pensione o dello stipendio, quanto effettuato in banca, può avvenire nella misura del 100% di tali importi e non solo del quinto.

Telefono a un’agenzia investigativa, forse una delle più note della zona.

Mi fingo un erede con la necessità di conoscere eventuali conti correnti lasciati ancora attivi dal defunto.
Dall’altro lato della cornetta mi risponde una signorina con un fare intraprendente e disponibile (tempo di crisi anche per i detective). Mi chiede se, oltre a me, esistono altri eredi.
“Perché?” le rispondo, fingendo ingenuità.
“Perché così possiamo pedinarli e verificare in quale banca si recano a ritirare eventuali giacenze. In questo modo possiamo risalire ai beni del defunto”.
Non credo alle mie orecchie e, soprattutto, al fatto che ciò mi venga rivelato per telefono. “Mi faccia capire meglio – le dico – Voi avete la possibilità di pedinare queste persone e scoprire il loro Istituto di Credito di fiducia?”
“Esattamente” mi conferma.

Ripeto l’esperimento con un’altra agenzia di investigazioni. Questa volta divento l’amministratore di un’azienda, creditore di una grossa somma, alla ricerca di eventuali conti correnti del mio debitore.
La risposta è identica. Appostamenti sotto casa per scoprire in quale banca si reca il cattivo pagatore.

Un terzo tentativo. Questa volta il tale dall’altro capo del telefono è più prudente. Mi dice di avere la soluzione che fa per me, ma che preferisce spiegarmela a voce.
È quanto mi basta.

Tirando le somme – soprattutto a beneficio di quei pochi che ancora non sono stati sfiorati dal sospetto – alcune delle cosiddette società di investigazioni non si limitano a fare semplici ricerche in archivi ufficiali e pubblici, ma arrivano a pedinare gli italiani, per verificare in quale banca si recano, o per controllare la targa dell’auto e poi, attraverso il PRA, accertarsi dell’effettivo proprietario.

In chiusura, e per riassumere quanto si è detto in questo ciclo di articoli, apparirà a tutti chiaro come, oggi, pignorare un conto corrente (bancario o postale) sia divenuto, oltre che conveniente, anche estremamente facile. Ed infatti:
- come si è già spiegato, il pignoramento in banca può avvenire nella misura del 100% degli importi e non solo del quinto;
- il decreto Salva Italia ha obbligato l’Inps a versare tutta la pensione in banca;
- per scoprire presso quale banca effettuare il pignoramento, lo Stato si vale dell’Anagrafe tributaria, mentre i privati delle Agenzie investigative.

Risultato: la legge che ha imposto la necessità di un conto corrente per i pensionati è riuscita a cancellare definitivamente, dal nostro ordinamento, il limite di pignoramento del quinto della pensione.

Stesso discorso vale per i redditi di lavoro dipendente, laddove – soprattutto nelle grandi aziende – i pagamenti avvengono in banca e non con assegno.

Ora, finché il creditore è un privato, il problema si risolve cercando di contenere le uscite e di non spendere oltre le proprie possibilità.

Ma quando il creditore è uno Stato che impone una tassazione spesso superiore alle stesse possibilità del cittadino, vien da chiedersi se sia davvero cambiata qualcosa rispetto all’epoca del sovrano despota.
 
Articolo dell'Avv.to Angelo Greco pubblicato su www.laleggepertutti.it

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