venerdì 20 settembre 2013

CON LA CRISI AUMENTANO I SUICIDI

L’aumento dei suicidi - La crisi economica, oltreché una instabile situazione generale dei mercati e della produttività, ha generato la crescita delle percentuale di suicidi in età lavorativa. Infatti, da recenti stime è emerso che i suicidi di persone tra i 25 e i 64 anni sono aumentati del 12% dal 2009 al 2011 rispetto alle percentuali emerse in riferimento al periodo 2006-2007, un arco di tempo antecedente la recessione. A sottolinearlo è stato il direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, Maurizio Pompili, in occasione della XI Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio che si celebrerà il prossimo 10 settembre.

La giornata di prevenzione - L’evento è nato dall’esigenza di porre attenzione sul delicato problema del suicidio, che negli ultimi anni ha visto una preoccupante impennata. Come organizzatori della giornata del 10 settembre sono intervenuti l'International Association for Suicide Prevention (Iasp), di concerto con l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e il Servizio per la prevenzione del suicidio, quest’ultimo guidato da Paolo Girardi, responsabile dell'Uoc di Psichiatria. L’evento durerà due giorni e si terrà al Sant’Andrea di Roma. "La due giorni della prossima settimana punta proprio ad accendere un faro su informazione e prevenzione. Attendiamo 30 relatori e oltre 300 partecipanti", auspica Pompili.

I dati del suicidio da crisi – Il tasso di suicidi nel nostro Paese è stato sempre abbastanza alto, ma la tendenza risulta aggravata soprattutto in questi ultimi anni caratterizzati da una instabile sicurezza economica che sta letteralmente coinvolgendo tutti i nuclei familiari della Penisola, andando quindi a minare le frange più deboli. "Il dato sui 'suicidi da crisi' riflette un aumento non da poco, se si considera che sono circa 3.900 l'anno i suicidi in Italia. Non è mai facile avere dati precisi su quelli legati alla congiuntura economica perché, al di là delle notizie di stampa, l'associazione tra crisi e suicidio non è immediata o univoca e possono esserci anche altri fattori che hanno contribuito a portare una persona a darsi la morte. Ma il monitoraggio che stiamo conducendo da tempo conferma per l'Italia negli anni della crisi quanto osservato in precedenza in frangenti di pesante difficoltà economiche, penso agli anni della Grande recessione in America", spiega Maurizio Pompili.

Il nesso con il lavoro – La disoccupazione cresce, le tasse aumentano, i posti di lavoro invece si riducono, si licenzia con maggior frequenza e celerità, il potere d’acquisto crolla al punto dal non poter stare a tempo coi ritmi consumistici ai quali la società si era abituata. È quindi inevitabile che i soggetti più fragili vengano travolti dagli eventi. Secondo il direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell'ospedale capitolino Sant'Andrea, ad essere maggiormente colpiti da questi periodi di difficoltà sono le persone in età lavorativa, che poi sono quelle che mandano le richieste di aiuto al centro diretto da Pompili.

Prevenzione e monitoraggio – I suicidi si possono prevenire, spiega Pompili, sottolineando che al Sant’Andrea vengono assistiti dagli ottocento ai mille soggetti all’anno tra helpline e visite dirette. Tuttavia la prevenzione sarebbe poco efficace se non fosse accompagnata, come invece avviene, da un monitoraggio costante. Tali attività hanno permesso la contrazione della percentuale di suicidi tra gli anziani. Maurizio Pompili, a tal proposito, sostiene che “sarebbe bene riflettere sui numeri: ogni anno sono circa 3.800 i morti per incidente stradale. Un fenomeno drammatico che però si cerca di contrastare con iniziative e progetti mirati. Ebbene, a conti fatti i suicidi sono ancor di più, ma si fa pochissimo per prevenirli. Non a caso il tema proposto quest'anno nella Giornata mondiale è 'Stigma: un grande ostacolo per la prevenzione del suicidio'. Lo stigma, come marchio negativo associato a coloro che hanno tentato il suicidio o alle persone che hanno perso un caro per suicidio, costituisce infatti uno dei principali problemi legati al fenomeno”.

L’emarginazione – L’emarginazione, infine, oltre ad essere una tra le cause che potrebbero indurre al suicidio, ne è anche conseguenza per chi vi sopravvive e per le rispettive famiglie o comunità. Un individuo che ha tentato il suicidio viene etichettato come ‘diverso’ o ‘malato’, nessuna possibile redenzione è prevista dai comuni canoni sociali. Anche questo sarebbe un aspetto sul quale lavorare. "Se i fattori centrali che alimentano lo stigma sono l'ignoranza, la paura e l'ostilità, allora gli antidoti possono e debbono essere l'informazione, la rassicurazione ed efficaci campagne anti-discriminazione", conclude il direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma.
Autore: REDAZIONE FISCAL FOCUS

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