mercoledì 2 gennaio 2013

Varata la “mini patrimoniale”: la nuova tassa sulla povertà

Colpo di coda del governo Monti che ha varato la nuova “mini-patrimoniale”: tutti gli strumenti e i prodotti finanziari – fondi, polizze, azioni, obbligazioni, titoli di Stato e buoni fruttiferi postali – pagheranno, dal prossimo anno, un’imposta pari all’1,5 per mille del loro valore di mercato.
Un tempo le tasse venivano applicate sulle fonti di ricchezza; oggi, che di ricchezza ce n’è poca o non ce n’è per niente, si applicano sui risparmi faticosamente sottratti alle tasse. E lo fanno nel modo più incostituzionale che si possa immaginare. Vediamo perché.
La nuova imposta si dichiara essere proporzionale, in quanto dovrebbe applicarsi in misura percentuale al volume del risparmio del cittadino: pari, cioè, all’1,5 per mille. In realtà non è così. Infatti, la misura minima della tassa è di euro 34,20: sotto tale limite essa non può scendere. Questo vuol dire che, se il conto del contribuente contiene diecimila euro, questi non pagherà un’imposta di 15 euro (pari cioè all’1,5 per mille), bensì comunque di 34,20 euro (pari cioè al 3,42 per mille). In questo modo, la tassa graverà più sui poveri che sui ricchi.
Tale sistema viola la Costituzione per ben due volte: laddove stabilisce che le tasse vanno pagate da ciascuno in ragione della propria capacità contributiva e laddove stabilisce il principio diprogressività della tassazione [1].

[1] Art. 53 Cost.: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività“.

(articolo dell'.Avv.to Greco Angelo del 31/12/2012)

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