venerdì 15 marzo 2013

Più tutelati gli acquisti su internet: nascono i tribunali a basso costo

I consumatori e i commercianti, in particolare quelli più piccoli, si sentono oggi insicuri sul commercio elettronico tra commercianti appartenenti a Stati diversi dell’Ue: non sanno a chi rivolgersi nel caso sorga un problema e temono i tempi e i costi della giustizia.
Così la Comunità Europea ha messo a punto una direttiva ambiziosa: garantire a tutti gli acquirenti di oggetti su internet o comunque di scarso valore, in caso di contestazioni sulla merce o sul contratto, sentenze in tempi veloci, senza spese elevate. Questo – che eviterà l’intasamento dei tribunali ordinari – è il frutto della presa di coscienza del sostanziale fallimento della giustizia civile, specie quella riferita alle vendite di modici importi. In queste ultime situazioni, infatti, è tutt’altro che conveniente intraprendere cause, seppur a difesa di un diritto sacrosanto. È necessario dunque risolvere questa mole di contenzioso fuori dalle aule dei giudici!
Così l’Europa ha indicato le novità che dovranno essere poi attuate dai parlamenti degli Stati membri: creazione di organismi di definizione stragiudiziale delle liti, per comporre le controversie di bassi importi, specie quelle online. La procedura di mediazione, che così verrà a instaurarsi, dovrà terminare entro 90 giorni e dovrà essere gratuita (salvo un contributo d’ingresso). Le nuove strutture saranno presenti su tutto il territorio dell’Unione Europea.
Per risolvere le controversie sulle vendite online verrà anche introdotta una piattaforma web in tutte le lingue ufficiali dell’Ue gestita dalla Commissione europea e accessibile dal portale «You Europe». La piattaforma metterà a disposizione moduli di reclamo standard e consigli per i consumatori sul sistema di risoluzione più adatto a redimere la loro controversia.
L’idea è buona, anzi ottima. Bisognerà però vedere come sarà attuata dagli Stati o se farà la stessa fine della nostra mediazione obbligatoria. Questo perché è necessario che gli Stati prevedano se non l’obbligo, quanto meno una sorta di rating delle aziende che aderiranno, di volta in volta, a questo arbitrato. Non ha infatti molto senso disporre una conciliazione facoltativa se poi, alla mancata partecipazione all’udienza da parte del venditore, non corrisponde una sua “bocciatura” almeno sul piano commerciale. Un po’ come avviene su e-Bay: le aziende che truffano i clienti ricevono feedback negativi e poi, di fatto, vengono esclude dal mercato.
 
(ARTICOLO DEL 15 MARZO 2013 DELL'AVV.TO ANGELO GRECO)

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